SENZA LA TERRA NESSUNO VIVE

Storia di Kanteye Cheikh Bamba
A cura di Thomas Muller

Mi chiamo Bamba e vengo dal Senegal. Sono operaio agricolo da 15 anni nell’azienda agricola di Altomena. Sono venuto in Italia attraverso la Svizzera con documenti, tutto regolare, nel 1992. Prima stavo in Francia dove non ero in regola. Era dura - ogni giorno. Sono venuto in Italia perché qua conoscevo degli amici che ci stavano bene. 
Provengo da una famiglia di agricoltori. Mio padre, mia madre, tutti lavorano la terra. Si coltivano tanti frutti, ortaggi, grano, patate.… Ma da noi non porta ricchezza. Manca materiale. Manca tutto. Facciamo tutto a mano. Così non si va avanti, non si va da nessuna parte. Anche se tu sei bravo, fai poco.

La ricchezza in Africa potrebbe essere la terra perché è buona, è molta e c’è voglia di lavorare. Senza la terra nessuno vive. Io non lo dimentico mai. Sono nato nella terra, sono nato nell’agricoltura. 

I frutti appartengono alla terra - anche se li vendiamo. Un paese che vuol andare avanti deve mandare avanti l’agricoltura. Noi Africani non andiamo avanti perché manca ogni cosa. Nell’agricoltura fanno poco, perché fanno sempre tutto a mano. 

Sono venuto in Italia da solo. In Senegal ho lasciato genitori, fratelli, moglie e due figli. Mi mancano - molto. Ma io sono venuto qua per lavorare - anche se vorrei tanto tornare. Mantengo la mia famiglia con il mio lavoro. Li faccio campare con quello che faccio qua. Finché ci sono loro, lavoro qua. 

Ad Altomena faccio ogni cosa: il fattore mi dice tutto quello che c’è da fare - soprattutto riguardo agli olivi - dalla potatura al mettere in bottiglia l’olio. Lavoriamo cinque giorni la settimana, otto ore al giorno. Facciamo tutto il necessario. Col fattore mi sono sempre trovato bene. Il lavoro è faticoso - come tutti i lavori - ma sono qua per guadagnare. 

Attraverso gli anni nel lavoro sono entrato sempre più le macchine - anche se facciamo sempre tante cose a mano. Questa azienda funziona. Prima eravamo in dieci - ora siamo in tre e facciamo lo stesso lavoro. Siamo tutti uomini - un albanese, un italiano ed io. Solo per la raccolta si aggiungono altre persone, dieci/dodici, per lo più italiane. Per il resto facciamo tutto noi tre. 

Non conosco donne che lavorano nell’agricoltura, ma ne ho sentito parlare. Credo che non ci siano perché è un lavoro duro. Sono in contatto con altri Senegalesi, musulmani e non, perché non tutti sono musulmani. Dipende da dove vengono in Senegal. Dai Frescobaldi ci sono tanti altri dal mio paese. 

L’unica scuola che ho fatto è quella di arabo - per leggere il Corano. Pratico la mia religione e frequento la mia comunità a Firenze. Vivo nella casa della fattoria. Guido. La patente l’ho presa qua. 

C’è tanta terra intorno che non viene più lavorata. I proprietari non hanno nessuno per farlo. Il lavoro nell’agricoltura ai giovani non piace. I vecchi non ce la fanno più. Così chi ci va nei campi? Ci vanno sempre più gli stranieri. I proprietari hanno bisogno e noi possiamo lavorare. È un buon rapporto.

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